martedì 5 marzo 2013

Risparmio idrico, le aziende che lo comunicano meglio


Una maggiore attenzione alla gestione delle risorse idriche è fondamentale non solo per il futuro dell'ambiente ma anche per rendere più sostenibili ed efficienti i processi produttivi delle imprese.
Anche se tutti concordano sulla crescente importanza di questa risorsa, sono al momento ancora poche le aziende che hanno definito una strategia di gestione delle risorse idriche e ancora meno quelle che comunicano il proprio impegno in quest’ambito (nei report ambientali raramente viene indicata l’esistenza di piani specifici per ridurre gli sprechi o per trattare le acque utilizzate nel processo produttivo).
Ma qualche esempio interessante esiste. Citiamo, per esempio, Mutti e Coca-Cola, aziende che hanno fatto del risparmio idrico un elemento centrale del loro percorso verso la sostenibilità.
L’impegno di Mutti, che da oltre 100 anni si occupa della lavorazione del pomodoro, è significativo: l’impresa, in collaborazione con il Wwf e il Dipartimento per l’Innovazione dei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali dell’Università della Tuscia, sta portando avanti un progetto per calcolare la propria impronta idrica. L’obiettivo è ridurre il ricorso a risorse idriche del 3% entro il 2015, partendo dalla riduzione dell’acqua utilizzata per l’irrigazione. Il progetto, sperimentato la scorsa estate in 20 aziende dell’Emilia Romagna e della Lombardia, ha previsto alcuni strumenti di monitoraggio dei terreni per valutare la loro umidità. In questo modo è stato possibile evitare gli sprechi definendo con esattezza la quantità di acqua da destinare giornalmente all’irrigazione.
Interessante anche il caso di Coca-Cola che ha introdotto un sistema di recupero grazie al quale è stato possibile ottenere un risparmio idrico del 35 per cento. Per questa iniziativa l’impresa ha anche ricevuto nel 2012 il premio Innovation in Small Projects Award dell’Iwa, International Water Association, associazione internazionale di professionisti dell’acqua che crea legami tra ricerca e pratica e promuove scambi di conoscenze ed esperienze.
Ma l’impegno delle aziende non si limita a migliorare il loro processo produttivo. In alcuni casi le imprese responsabili assumono anche il compito di educare i consumatori.
Come la ormai celebre campagna Chiudi il Rubinetto di Aquafresh (marchio GlaxoSmithKline), un progetto di sensibilizzazione al risparmio idrico che ha l’obiettivo di informare sullo spreco di acqua nella vita di tutti i giorni. L’impresa ha attivato diverse iniziative per sensibilizzare il consumatore non solo sul risparmio idrico ma, più in generale, sull’importanza della sostenibilità ambientale.
Da ricordare anche Acqua di casa mia, il progetto di Coop Italia che da oltre due anni promuove un consumo corretto e consapevole dell’acqua. Sugli scaffali degli oltre 1.440 punti vendita è possibile consultare la mappa delle fonti e la legenda delle acque mentre la campagna sui media ha l’obiettivo di far capire l’impatto ambientale derivato dall’imbottigliamento e dal trasporto su gomma. Per 100 litri di acqua che viaggiano per 100 km si producono emissioni pari a 10 kg di CO2. Se invece si sceglie l’acqua di rubinetto per ogni 100 litri erogati si immettono nell’aria circa 0,04 kg di CO2.
Ma sul tema ancora troppo poco viene fatto… Le imprese responsabili potrebbero, per esempio, adottare strategie di lungo periodo per preparare l’azienda a lavorare anche in un contesto in cui la carenza di acqua sarà sempre maggiore oppure analizzare con maggior attenzione la propria supply chain per identificare dove sono esposte maggiormente al rischio di carenze idriche.
Ricordiamo che questo tema è stato sotto i riflettori anche a Rio+20 dove è diventata una delle questioni prioritarie discusse dai ceo delle più importanti compagnie mondiali. Molti rappresentanti delle imprese presenti hanno infatti concordato sulla necessità di raggiungere in tempi brevi standard di sostenibilità idrica.
Nonostante questo, ancora poche imprese rilasciano i dati sulla water footprint delle attività interne e ancora meno offrono specifiche rispetto alle water footprint dell’intero ciclo di approvvigionamento.
Ci auguriamo che, anche grazie a campagne di comunicazione efficaci, le imprese e i cittadini capiscano in fretta che l’acqua è una risorsa strategica per il futuro di tutti.


artecambiente ti può essere di supporto per tutto quanto attiene questa attività di individuazione del water footprint della tua azienda.

Tratto da : http://www.greenbusinessweb.it/2013/02/risparmio-idrico-le-aziende-che-lo-comunicano-meglio/ 

venerdì 1 marzo 2013

Sprechi di nutrienti (quasi) finiti

Sprechi di nutrienti (quasi) finiti


ciclo dell'azoto
L’eccesso di azoto utilizzato dall’agricoltura costa tra i 70 e i 320 miliardi di euro su scala europea in termini di salute umana e ambientale, più del doppio dell’extra reddito ottenuto con l’applicazione di fertilizzanti azotati nell’agricoltura continentale, secondo un recente studio frutto dello European Nitrogen Assessment (1). 200 ricercatori di 21 Paesi cercano dunque di individuare percorsi di riduzione delle perdite e di minimizzazione dei relativi impatti su acqua, aria, suolo, ecosistema e clima.
Tra i messaggi chiave del rapporto, emerge che: 

almeno 10 milioni di europei bevono acqua con concentrazioni di nitrati superiori alle soglie raccomandate; 

fioriture algali eccessive e aree morte si rinvengono nei mari del Nord, Adriatico, e Baltico e lungo le coste della Bretagna

nelle foreste di due terzi d’Europa la deposizione di azoto atmosferico ha causato almeno il 10% della perdita di biodiversità vegetale.

I fertilizzanti sono usati dunque poco razionalmente e molto viene disperso, eppure la loro disponibilità sta diventando critica, dipendendo da fonti non rinnovabili e geograficamente circoscritte, come il metano (per gli azotati) e le rocce fosforiche, tanto che un altro recente studio (2) fa appello a un urgente intervento politico teso a orientarne produzione e uso, oltre che a rivedere le normative sui rifiuti, incoraggiandone riciclo e riuso.
Pur ipotizzando che le riserve di roccia garantiscano estrazione ancora per 3-400 anni, la loro progressiva contrazione pone preoccupazioni in termini di loro costi con conseguenze sui prezzi del cibo, così lo studio invoca una rapida presa di decisione sulla loro gestione e ottimizzazione agricola.
  1. Mark A. Sutton, Oene Oenema, Jan Willem Erisman, Adrian Leip, Hans van Grinsven, Wilfried Winiwarter. Too much of a good thing. Nature, 2011 DOI: 10.1038/472159a
  1. Dawson, C.J. & Hilton, J. (2011) Fertiliser availability in a resource-limited world: production and recycling of nitrogen and phosphorus. Food Policy. Doi: 10.1016/j.foodpol.2010.11.012.
a cura di Luca Colombo 

Nella Sustainable Sanitation troviamo tutte le risposte alla gestione della partita doppia dell'azoto e del fosforo.
Spendiamo per estrarlo, spediamo per distribuirlo, spendiamo per toglierlo dai reflui civili e animali, spendiamo per riparare ai danni di utilizzi "bestiali", spendiamo spendiamo spendiamo.

Intervenire si può, intervenire si deve.

Artecambiente vi può essere di aiuto se state cercando partner per sviluppare progetti virtuosi di salvaguardia dell'ambiente e valorizzazione del territorio e delle risorse.

Generation AWAKE: le tue scelte fanno un mondo di differenza

 
 
 
 
 
 
 

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