venerdì 26 ottobre 2012

Il vassoio assorbente per lo smaltimento dei reflui funziona?

LA RISPOSTA E' NO!!!

Anzi una delle cause per cui la fitodepurazione in Italia ha fatto fatica a decollare è l'enorme quantità di "vassoi assorbenti" realizzati. 
Intasamenti, impaludamenti, puzza, insetti, marcescenze, moria delle piante, necessità di svuotare tutto e rifare, costi, disagi.
Questa potrebbe essere la definizione di "vassoi assorbenti" che dovremo trovare su WIKIPEDIA.

Andiamo con ordine.

Il vassoio assorbente nasce dal cercare di applicare in un contesto ricostruito il processo naturale di evapotraspirazione.
Se avete una pianta in vaso in giardino o sul balcole di casa, avrete certamente visto che d'estate mettete acqua al mattino e il giorno dopo il terreno è asciutto e necessità ancora di acqua.
Questo in soldoni è il fenomeno dell'evapotraspirazione.
Ma avrete anche notato, che la stessa pianta, nello stesso vaso, sullo stesso posto, in inverno necessità di molta meno acqua.
 
L'evapotraspirazione è una variabile o grandezza fisica usata in agrometeorologia. Consiste nella quantità d'acqua (riferita all'unità di tempo) che dal terreno passa nell'aria allo stato di vapore per effetto congiunto della traspirazione, attraverso le piante, e dell'evaporazione, direttamente dal terreno. È spesso indicata nei manuali con la sigla ET. (da Wikipedia)

Ok? semplice!
Tu hai un terreno con delle piante, lo innaffi e grazie all'azione congiunta di sole + vento + piante l'acqua contenuta viene trasferita in atmosfera.

Ora immagina che il tuo piccolo vaso sia invece una vasca grande impermeabilizzata (tipo una piscina) con all'interno ghiaia, terreno e piante e di mettere al suo interno tutto lo scarico fognario di una abitazione e fare in modo che tutto quello che ci butti venga completamente evapotraspirato = SCARICO ZERO.

E' possibile che accada?

Certo.

Ma quanta superficie serve affinchè questo accada sia in estate con sole+caldo+vento+piante attive, che in inverno con nuvole+pioggia+freddo+piante passive???
Naturalmene cambia se la prova la facciamo a Palermo, a Roma, a Milano, o a Belluno e cambia anche in rapporto a che piante uso. Il fatto che una piante come il lauro ceraso abbiamo foglia larga persistente anche in inverno non significa che in inverso sia una pianta attiva, ma è in quescienza come le altre. Quindi traspira poco o nulla.

Questa prova è stata fatta dal prof. Vismara del Politecnico di Milano con un esperimento in serra dove ha ricreato umidità e temperature di diverse località italiane e ha verificato cosa accade anche con piante diverse.
Qualche dato.
MILANO
Per evapotraspirare la dotazione idrica di un abitante equivalente (250 lt/gg) considerando che sull'impianto possa anche piovere, avremo necessità in ESTATE 9 mq in INVERNO 234 mq.
CAGLIARI
Per evapotraspirare la dotazione idrica di un abitante equivalente (250 lt/gg) considerando che sull'impianto possa anche piovere, avremo necessità in ESTATE 7 mq in INVERNO 27 mq.

Sappiate che in alcune provincie del nord italia è sufficiente predisporre un "vassoio assorbente" con 1,5 mq/abitante.
RISULTATO: quello che entra anche esce. Talvolta pure peggiorato. Alla faccia dell'evapotraspirazione!!!

Il sistema si presta quindi soprattutto in climi caldi e poco piovosi laddove la presenza di falda alta debba essere protetta.
E se deve essere protetta, quindi zero scarico, bisogna prevedere a valle una cisterna per il recupero della portata non evapotraspirata e una pompa di ricircolo che la rimandi in testa all'impianto fintanto che l'impianto non ce la faccia più a gestire la portata di fogna che arriva sommata a quella ricircolata e vi sia necessità di un espurgo per vuotare la cisterna.

Quindi per favore se il vostro progettista vi dice che dovete mettere un vassio assorbente per la vostra fognatura ditegli: altro di meglio no? ti pago per darmi soluzioni che funzionano non per crearmi problemi!!
E se proprio lo dobbiamo mettere facciamo in modo che funzioni.

Quindi l'evapotraspirazione non è un impianto di trattamento delle acque fognarie, non può e non deve avere scarico al fine di non inquinare terreno e falda.

Per maggiori info e per i patiti dei dimensionamenti, consiglio questo testo. 

mercoledì 24 ottobre 2012

La fitodepurazione per le cantine. L'esperienza dell'Az. Agr. Le Barbaterre di Quattro Castella (RE)



LA FITODEPURAZIONE 
PUÒ ESSERE UNA VALIDA ALTERNATIVA ALLO STOCCAGGIO IN VASCA E ALLA SUCCESSIVA DISTRIBUZIONE IN VIGNETO DELLE ACQUE REFLUE DI CANTINA.

Le cantine producono molta acqua per poter garantire che il processo di vinificazione ed il successivo imbottigliamento avvenga nelle migliori condizioni di pulizia degli strumenti e dei locali. 
Si stima che la quantità di acqua sia compresa fra 1 e 3 lt per ogni lt di vino prodotto, ed il contenuto inquinante risulta essere anche di 10 volte superiore a quello riscontrabile nei reflui civili.

vista delle 3 vasche di fitodepurazione

La fitodepurazione rappresenta quindi un ottimo sistema per la depurazione dei reflui e per il loro successivo scarico in acque superficiali o riutilizzo in irrigazione grazie al bassissimo impatto ambientale ed al quasi nullo costo di gestione e manutenzione. Non ultimo il fatto che questa tecnologia naturale ha la capacità di assorbire le forti variazioni di carico (sia idraulico che inquinante) che caratterizzano lo scarico della cantine.
la seconda vasca a flusso verticale con la rete di distribuzione in vista
Questo è stato il motivo che ha spinto Erica e Massimo titolari dell'azienda agricola Le Barbaterre (vini come Bio comanda) di Quattro Castella (RE), del gruppo Vinnatur, a scegliere per la loro cantina la fitodepurazione.
L'impianto è cresciuto con loro. Dapprima una vasca per sopperire alla fase di start-up dell'azienda e quindi della poca uva da vinificare (vigneti giovani), per poi pasare ad una dimensione maggiore a distanza di 4 anni dall'insediamento.
Nel frattempo parte dei locali della azienda sono stati adibiti anche ad agriturismo e quindi ulteriore carico da depurare.

L'impianto alla fine si compone quindi di 3 vasche tutte a funzionamento passivo, per caduta naturale, senza necessità di alcuna pompa e quindi di spesa energetica e di possibili rotture per una superficie complessiva di 230 mq. Le vasche sono precedute da una grigliatura statica per la filtrazione grossolana, una zona di calma ed equalizzazione del PH e una filtrazione fine con funzione coalescente.
Lo scarico è in regola con la Tab.4 del DLGS 152/06 ossia lo scarico sul suolo.
sezione per la grigliatura grossolana


artecAMBIENTE progetta e realizza impianti di fitodepurazione in Italia e all’estero, ha all’attivo una propria casistica di impianti monitorati e ha definito e strutturato modalità costruttive innovative che minimizzano costi e problematiche di cantiere

giovedì 18 ottobre 2012

Omotenashi House, la casa da tè del 21°secolo

QUESTO E' IL NUCLEO DELLA PROPOSTA, finalmene si associa risparmio energetico + produzione di energia da fonti rinnovabili + produzione alimentazione + gestione sostenibile delle acque.


Al Solar Decathlon 2012 il Giappone partecipa con un progetto abitativo a metà strada tra tradizione e innovazione. Si tratta dell'Omotenashi House, una versione contemporanea di una casa da tè tradizionale messa a punto dal team della Chiba University.



AFFIANCATA DA UNA RISAIA. Nello stesso progetto convivono aspetti dell'antica cultura nipponica accostati a tecnologie sostenibili ed accorgimenti di bio-architettura, in pieno mood da 21°secolo. L'abitazione, sviluppata su un unico livello, è affiancata da un'ampia area verde. Niente prato classico, per la casa Omotenashi i progettisti hanno pensato a una risaia, con duplice funzione: fornire riso in abbondanza agli abitanti ed assolvere naturalmente alla funzione di depurazione delle acque reflue.




CORTINA VEGETALE. Entrando nell'abitazione, i visitatori approdano a una veranda leggermente sopraelevata, oscurata e protetta da una vera e propria cortina verde. Sostenute da una struttura fatta in cavi, leggera ma robusta, le piante si arrampicano verticalmente, creando una sorta di sipario vivente. Oltre all'aspetto più prettamente estetico, questo sistema consente di limitare il sovraccarico termico durante i mesi estivi, regolando la temperatura degli interni.


UNA SERRA BEN ISOLATA. Il verde rappresenta il vero fil-rouge del progetto: un'ampia varietà di piante tipiche del Giappone circonda l'abitazione la quale, oltre alla già citata risaia, è provvista anche di una serra ben protetta e termicamente isolata, dove crescere ogni tipo di coltura. Esposta a sud, l'Omotenashi House è dotata di un articolato impianto solare termico e di un sistema di recupero e riutilizzo dell'acqua sanitaria.


PARTIZIONI MOBILI IN CARTA DI RISO. All'interno emerge con chiarezza il carattere nipponico del progetto: come da tradizione, prevalgono elementi modulari e leggeri, ricavati da materie prime reperite localmente. In questo caso, l'ampia zona giorno è suddivisa da partizioni mobili realizzate in carta giapponese traslucida, la quale permette alla luce naturale di filtrare, fornendo al contempo la privacy necessaria. I pavimenti sono rivestiti con i tipici tatami giapponesi: naturali, riciclabili e biodegradabili, si tratta di pannelli rettangolari affiancati l'uno all'altro e realizzati con paglia di riso intrecciata e pressata. Completano il progetto una serie di elementi d'arredo di spiccata derivazione giapponese, a partire dai pouf e dal set da tè.



http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=12941:omotenashi-house-la-casa-da-te-del-21dsecolo&catid=34:hot-spot&Itemid=41

mercoledì 17 ottobre 2012

Il favorito alla vittoria del Golden Award 2012 Poo (Sì, si parla di cacca, bellezze)

Il favorito alla vittoria del Golden Award 2012 Poo per il miglior cortometraggio è certamente Bum Bay. Impostata la melodia della Indo-pop 1969 hit "Bombay Meri Hai" - trasformato in "Bum Bay Hai Meri" - si vede un finto film di promozione turistica dove scene della città sono intervallate da scene esplicite di defecazione all'aperto. Che accadono nella medesima città!

Il film è stato realizzato dalla Indian Film

Nei titoli di coda, si legge:

 La tragedia di questo film non è quello che abbiamo dimostrato, ma quello che non si poteva far vedere. Le donne che devono uscire di nascosto tra 2:00 e 5:00 di notte, spogliate della loro dignità, per svolgere le loro funzioni naturali rannicchiate dietro ombrelloni per nascondersi il passaggio dei  fari delle automobili.  Una riflessione triste su una grande città che non riesce a fornire servizi igienici per metà della sua gente.

Nel nostro mondo civilizzato non immaginiamo cosa accada poco lontano e quali siano le fortune del nostro vivere.
La consapevolezza deve aiutarci a sostenere progetti di dignità per ogni uomo donna e bambino in ogni parte del mondo.


http://sanitationupdates.wordpress.com/2012/09/27/golden-poo-award-finalist-bum-bay/#more-7642
Web site: www.thegoldenpooawards.org

martedì 16 ottobre 2012

Ad Anversa la piscina galleggiante a basso impatto ambientale

Nuotare all'aperto affacciati sul porto di Anversa. Da oggi è possibile, grazie al progetto realizzato dallo studio di architettura Sculp(It), in collaborazione con l'olandese V-Zit bvba.
Badboot – questo il suo nome – è un'enorme piscina di 120 metri ricavata da un vecchio traghetto ormai inutilizzabile. Inaugurata da pochi giorni, la piscina rappresenta un progetto unico nel suo genere, sia per il concept creativo che per le tecniche di risparmio energetico messe in campo.

REALIZZATA DALLO SCHELETRO DI UN TRAGHETTO. A basso impatto ambientale, Badboot utilizza solo materiali riciclati – a partire dallo scheletro di traghetto reinventato a piscina - ed è illuminata da un sistema di illuminazione Led a basso consumo. Ma la peculiarità di Badboot riguarda in particolare l'avanzato metodo di filtraggio dell'acqua. Un apposito sistema posto in un serbatoio sottostante la piscina evita che l'acqua evapori durante le ore notturne, mantenendo la temperatura stabile sui 28-29°, necessari visto il clima di tipo atlantico della città belga. 
UN CANNETO PER FILTRARE LE ACQUE DI SCARICO. Per finire, Badboot è dotata di un un secondo, non meno importante, sistema di fitodepurazione dell'acqua realizzato in maniera organica, attraverso l'installazione di un canneto lungo i bordi della vasca. Unico del suo genere in Europa, il sistema prevede che tutte le acque di scarico delle docce e dei servizi igienici della piscina siano purificati nel canneto, che è illuminato ad arte e diventa un complemento estetico della struttura.
DA PISCINA A PISTA DI PATTINAGGIO. Il progetto è stato accolto positivamente dai cittadini di Anversa, che in questi giorni stanno affollando la piscina, grazie anche all'integrazione di una serie di servizi, a partire da un ristorante terrazzato, due reception, una sala lounge interna e diversi spazi affittabili per eventi. E per la stagione invernale la piscina lascerà il posto a una pista di pattinaggio, con vista sulla baia.

Tratto da:  http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=12641%3Aad-anversa-la-piscina-galleggiante-a-basso-impatto-ambientale&catid=34%3Ahot-spot&Itemid=41

martedì 9 ottobre 2012

E finalmente LA FITODEPURAZIONE come dio comanda


 
parte 1
 
parte 2

In due  semplici video, spiego che cosa è la fitodepurazione, la situazione normativa italiana, le modalità di gestione e manutenzione, cosa serve, cosa fare e cosa non fare.

Andiamo davvero a Gaza per costruire una scuola del futuro





Il mio sogno è quello di costruire una scuola che si alimenti da sola. Il luogo prescelto è Gaza. Quasi non servono spiegazioni sul perché sia tanto importante dare a questo territorio una risorsa autosostenibile in grado di dare un futuro all’intera comunità. Sono passati 5 mesi dall’ultima volta che vi avevo parlato di questo progetto – Building Green Futures – e, lo ammetto, nel frattempo di cose ne sono successe davvero tante.

A fine settembre, l’ufficio ufficio israeliano del COGAT ha dato la sua approvazione alla realizzazione del progetto nella striscia di Gaza. Senza il via libera di questo ufficio il progetto che avevamo nel cassetto non avrebbe mai visto la luce: penso sia valsa davvero la pena attendere la lunga trafila burocratica che ci ha portati fin qui, a un passo dalla costruzione di ciò che è sempre stato nella nostra testa.
Certo, prima di posare il primo mattone della scuola a basso impatto ci vorrà ancora qualche mese. Ma questa volta il percorso di approvazione passerà interamente attraverso le maglie dell’agenzia ONU per i rifugiati della Palestina (UNRWA). Il suo compito sarà quello di gestire le proposte dei donatori e garantire la disponibilità economica. L’obiettivo finale prevede almeno 2 mesi per bandire la gara – a cui parteciperanno imprese locali di Gaza – e aprire il cantiere dopo dicembre 2012.

"Insomma, dopo aver ottenuto il nulla osta dall’autorità israeliana il nostro unico pensiero è questo: costruire la scuola che abbiamo immaginato finora."

Una scuola con pannelli solari montati sul tetto in grado di dare energia non solo alle sue classi, ma anche all’intero quartiere. Una scuola dove l’acqua di scarico venga depurata dalle piante che crescono nei giardini dove giocano gli studenti.
Ma il dettaglio fondamentale in tutto questo progetto riguarda sempre il fatto che questa scuola non verrà trapiantata a Gaza come se fosse un disco volante venuto da un altro pianeta. Mettere in piedi una struttura fatta di futuro e lasciare che nessuno sia in grado di capire come funziona resta – ovunque si viva – una assurdità totale. Ecco perché il progetto della scuola prevede anche un programma di follow-up e formazione per i tecnici del posto.
Questo è un progetto di crescita. Andremo a Gaza per seguire i lavori e aiutare le ditte del posto a portarli a termine. Non vedo altro modo all’infuori di questo per generare un impatto concreto sull’economia locale. Senza contare i nuovi posti di lavoro che nasceranno grazie al nuovo tessuto sociale che si troverà a crescere intorno alla scuola. Vi dirò di più, abbiamo anche stabilito dove verrà edificata: il posto si chiama Khan Younis, e si trova vicino al confine con l’Egitto.
La stessa zona che ospita un campo profughi e che è stata oggetto di un piano di ricostruzione lanciato nel 2008, grazie a cui sono state già inaugurate alcune nuove residenze lo scorso febbraio. A fianco della scuola sorge un centro di formazione tecnica dell’ONU: l’idea è quella di trasformare l’area in un vero e proprio distretto formativo. È un sogno che sta diventando realtà: dopo che avremo posato la prima pietra, ci vorranno circa 8 mesi di lavoro incessante. Vi tengo informati, è una promessa.
Bologna, 9 ottobre 2012
MARIO CUCINELLA
tratto da 


venerdì 5 ottobre 2012

La subirrigazione per lo smaltimento dei reflui funziona?

La risposta è no!!!

 


Col termine subirrigazione in edilizia (o meglio in quella parte dell'edilizia che si occupa degli scarichi fognari) si intende l'infiltrazione di sostanze inquinanti negli strati superficiali del terreno. 
Solo che detto così non risulterebbe interessante per i cittadini adottarlo (e pagarlo) e nemmeno per i tecnici comunali autorizzarlo.Ma di fatto è esattamente così!
Tutto ciò che esce dalla vasca di sedimentazione (imhoff, biologica, settica, etcc) e dalla vasca condensagrassi, viene inviato con una condotta forata in una trincea di dispersione nel terreno.

AVETE MAI VISTO COSA ESCE DA UNA VASCA IMHOFF???????

Tratto da www.subirrigazione.it
La subirrigazione non è altro che la distribuzione dell'acqua (non del refluo ndr) sotto la superficie del terreno....
Oggi, con lo sviluppo della tecnologia ....., le ali gocciolanti possono essere interrate senza problemi di durata ne di occlusioni dei gocciolatori da parte delle radici delle piante.
Questo avanzato metodo irriguo, consente, tramite le ali gocciolanti interrate, la precisa distribuzione dell'acqua, dei fertilizzanti e di altri fitofarmaci direttamente nella zona esplorata dall'apparato radicale delle piante riducendo le quantità dei prodotti utilizzati con la conseguente riduzione dei costi. 
Quindi con il termine subirrigazione si fa riferimento ad una precisa pratica agronomiva volta a portare acqua e nutrienti e fitofarmaci alle radici delle piante in maniera organizzata per quantità e tempi.
Nulla a che vedere col fatto che quello che esce dalla vasca imhoff io lo vada a distribuire nel terreno, senza sapere affatto quanto, come, dove e perchè.

Con questa pratica si cambiano le condizioni del terreno rendendolo imbibito di sostanze come l'azoto, che trasformano la tipologia di specie vegetali che fino a prima lo popolavano. Non è nuova l'esperienza che sopra un sistema di subirrigazione, inizino a vegetare ortiche, rovi, e altre specie che per l'appunto si nutrono di azoto.
Addio al bel prato rustico!

La domanda che ci poniamo è sempre la stessa: ma perchè se non serve a nulla viene ancora largamente autorizzato da quasi tutti i comuni italiani?
Dico quasi, perchè capita di incontrare tecnici che lo vietano apertamente in quanto consapevoli dell'inutilità e della pericolosità del sistema.

Non da ultimo l'increscioso fatto che il sistema tende ad intasarsi, ovvero i fori della tubazione di drenaggio, ed il terreno circostante, vengono resi inutilizzabili dalla quantità di solidi che uscendo dalle vasche di sedimentazione si vanno a depositare lungo il tragitto giorno dopo giorno.

Abbiamo quindi acquistato un sistema che costa poco, che non assolve alla necessità per cui dovrebbe essere utilizzato e per contro dopo alcuni anni si blocca.

Provenendo dal mondo della fitodepurazione noi abbiamo strutturato dei sistemi in grado di ovviare al problema dell'intasamento.
Ma chi è intenzionato a risparmiare mal tollera i consigli, non sapendo lo sciagurato che pensando di farla in barba al comune, la sta facendo proprio a sè stesso.

per saperne di più puoi anche vedere:

La subirrigazione per lo smaltimento dei reflui - Parte 1

La subirrigazione per lo smaltimento dei reflui - Parte 2

La subirrigazione per lo smaltimento dei reflui - Parte 3

 

La fitodepurazione e la casa sull'albero

Ovvero il moderno BARONE RAMPANTE

  
Proprio così, presso l'Azienda Agricola OASI di Davide Carlini a Certosa di Pavia (PV) abbiamo realizzato un impianto di fitodepurazione a servizio di una casa sull'albero, interamente realizzata in legno.
Un sogno che riprende le immagini tracciate da Calvino nel suo celebre romanzo IL BARONE RAMPANTE il manifesto per una vita "diversa".
La casa servirà darà ospitalità a quanti vorranno soggiornare presso l'azienda didattica/agrituristica di Davide, partecipare alle varie attività proviste e proposte, non ultima quella di imparare a fare la birra.
Davide infatti è titolare del microbirrificio RURALE  l'unico realizzato interamente all'interno di un vecchio silos.

fitodepurazione artecambiente
la casa sull'albero e la fitodepurazione

 L'impianto è una fitodepurazione a flusso sub-superficiale orizzontale, piantumata con salcerella, tipha e juncus. Le dimensioni dell'impianto sono 2x10 ml, ossia 20 mq. 
E' quindi idonea a trattare i 4 abitanti che possono essere ospitati nella casa.
Lo scarico dell'impianto è assicurato a norma di legge e viene recapitato in un corso d'acqua perimetrale alla proprietà.
L'azienda agricola, la casa sull'albero e l'impianto sono sempre visitabili.


martedì 2 ottobre 2012

La fitodepurazione del quartiere Tor Bella Monaca (ROMA)

Questo parco è anche il depuratore naturale delle tue acque di scarico

 
Accade in Italia, in centro Italia precisamente a Roma nel quartiere Tor Bella Monaca prima periferia fuori dal raccordo anulare.
Ecco l'articolo del 2001 in archivio della Repubblica
Là dove c' era un rigagnolo maleodorante - abitato da carcasse di motorini e frigoriferi arrugginiti, divani senza molle e sacchi di immondizia - ora c' è un parco. Là dove confluivano buona parte degli scarichi della borgata, dove nemmeno un ranocchio gracidava più e persino il canneto era morto asfissiato, ora c' è un giardino attrezzato, un laghetto pulito, un piccolo corso d' acqua finalmente sottratto al degrado. Sono stati necessari un progetto dal nome ambizioso (Urban, promosso e finanziato dall' Unione Europea insieme al Comune di Roma) e più di un miliardo di investimenti. Ma alla fine, il Fosso di Torbellamonaca è diventato un modello: di riqualificazione urbana e ambientale innanzitutto, ma anche l' esempio di quel rilancio delle periferie strombazzato per anni in tutte le campagne elettorali di destra e di sinistra. Perché il progetto non si limita a bonificare una marrana col tempo trasformata in una discarica a cielo aperto: è molto di più, un' operazione realizzata con sofisticate tecniche di ingegneria naturalistica, che si avvale del primo e unico in Italia impianto di fitodepurazione installato all' interno di una città, pensata e attuata insieme agli studenti delle medie del quartiere. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l'area intorno all'impianto (che grazie a un sistema di vasche interrate raccoglie le acque di scarico, le depura e le restituisce pulite al laghetto) è diventata un'oasi punteggiata da alberi da frutto, panchine e giochi, un gazebo di accoglienza, informazione ambientale e ristoro, un sentiero ciclabile e pedonale.
«Prima dell' intervento», spiega ispirato l' assessore capitolino alle Periferie, Luigi Nieri, «ogni ombra di vita era sparita dal Fosso, ridotto a un puzzolente ricettacolo di rifiuti. Da quando l'abbiamo restituito alla natura, e di riflesso ai cittadini, sono ricomparse le libellule, il canneto offre di nuovo rifugio a rane e uccelli, se tutto va bene presto torneranno anche i pesci». Proprio un bel panorama per i palazzoni di edilizia popolare che si affacciano su quell' ettaro di terra non più di nessuno. Ma il parco non soddisfa solo un' esigenza estetica: «In collaborazione col VII Municipio», prosegue infatti Nieri, «stiamo pensando di farlo diventare un luogo di educazione ambientale per le scuole: se ne dovrà occupare la cooperativa cui affideremo la manutenzione dell' area: il nostro è un progetto di rinaturalizzazione che non ha eguali in Italia, ha coinvolto i ragazzi della zona, e può servire come stimolo per imparare l' amore e il rispetto della natura, da scoprire senza andare troppo lontano da casa».
GIOVANNA VITALE

Un piccolo reportage dell'impianto.
Purtroppo a distanza di 11 anni servirebbe manutenzione delle aree perimetrali, manutenzioni del parco giochi e dei sentieri, sistemazione della recinzione.
Rimane una grande opera ad esempio per molte realtà in Italia.